Comitato Dora/Spina3

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Spina 3

Come la vediamo noi (versione aggiornata a giugno 2022)

Le informazioni sulla trasformazione urbanistica torinese denominata Spina 3 dal Piano Regolatore della Città hanno avuto, soprattutto nella prima fase, un tono celebrativo contrastante con le opinioni di molti cittadini. Queste poche righe servono da spunto per una sommaria conoscenza di alcuni aspetti del progetto, progetto i cui dettagli possono essere reperiti nei documenti discussi dal Consiglio e dalla Giunta comunale, oltre che negli studi e nelle opinioni diversificate che Spina 3 ha suscitato.
La zona interessata, attorno al corso urbano della Dora Riparia (nella zona nord di Torino, tra la via Verolengo e i corsi Potenza, Umbria e Principe Oddone), è ampia un milione di metri quadri, rappresenta l’ 1,4% del territorio comunale (esclusa la collina) ed è compresa nelle Circoscrizioni 4 e 5.
Dopo la chiusura di numerose industrie ivi localizzate, industrie che occupavano circa 20.000 operai, il Comune di Torino ha attivato un programma di investimenti per 800 milioni di euro con l’utilizzo di ingenti fondi nazionali ed europei, oltre che di PRIU e PRUSST.

PRIU E PRUSST
I PRIU (Programmi di riqualificazione urbana) sono stati introdotti dalla legge 179/1992 al fine d’incentivare interventi misti pubblico-privati mediante l’adozione di procedure d’approvazione ed attuazione più rapide di quelle tradizionali. Essi prevedono interventi di edilizia non residenziale che dovrebbero contribuire al miglioramento della qualità della vita ed interventi di edilizia residenziale che dovrebbero innescare processi di riqualificazione dell’àmbito interessato al progetto.
Quello di Spina 3 è stato il più "ricco" d'Italia.
I PRUSST (Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio) dovrebbero favorire e promuovere occasioni di sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, ambientale e sociale.
Questi obiettivi “sociali” sono stati rispettati dal progetto e dalla realizzazione di Spina 3?
E perché i cittadini della zona non sono stati per niente coinvolti nella progettazione dei cambiamenti del loro territorio e nella dotazione di strutture utili ad aumentarne la vivibilità?

MISSILI PIANTATI A TERRA
L’area di Spina 3, inizialmente di proprietà del Comune di Torino per quasi 300.000 metri quadri e di proprietà privata per circa 850.000 metri quadri (le fabbriche Michelin, Paracchi, Savigliano e Ferriere FIAT, coi tre stabilimenti di Valdocco, Vitali ed Ingest) è stata destinata a varie funzioni.
I privati hanno sfruttato i diritti edificatori realizzando residenze, uffici e aree commerciali (impegnandosi pure a costruire le relative opere di urbanizzazione), il Comune si è occupato delle opere infrastrutturali. Nelle nuove case attorno al cosiddetto parco sono venuti a vivere circa 12.000 nuovi abitanti.
La decisione di costruire molto in verticale ha lasciato, sì, un grande spazio centrale, destinato a parco, ma ha partorito anche edifici – alcuni di 22 piani - di forte impatto sulle case degli isolati storici adiacenti. Inoltre l’edilizia convenzionata e l’assegnazione di case “popolari” sono state in gran parte concentrate a nord della Dora, in quinta Circoscrizione, riducendo già in partenza il propagandato mix sociale.

MA COME E’ COMINCIATO TUTTO CIO’?
L’intera edificazione di Spina 3 è iniziata con l’insediamento della multisala cinematografica Medusa e del centro commerciale IPERCOOP. Oltre a quest’ultimo, sono stati realizzati in Spina 3 altri cinque supermercati ed una galleria di negozi.
A fronte di questa colata di strutture commerciali, l’unico intervento pubblico inizialmente previsto era un asilo nido-scuola materna nel comprensorio Vitali, inizialmente scadenzato per il 2008-2009. Ancor oggi da progettare e da ottenere fondi pubblici per la sua realizzazione, è comunque palesemente in ritardo rispetto alle esigenze dei neo-residenti, tanto da essere anticipato da alcune aule "provvisorie" nello stesso comprensorio, all'ammezzato di una delle residenze. Nessun’altra struttura pubblica aggiuntiva a quelle dei quartieri pre-esistenti è stata programmata nell’ambito del progetto di Spina 3. Le richieste dei cittadini e del nostro Comitato hanno poi portato alla decisione comunale di aprire, da settembre 2007, le aule sopraccitate, in via Orvieto numero 1.
Nell’area erano anche stati collocati due villaggi per 2.500 giornalisti delle Olimpiadi invernali del 2006 (con relativo utilizzo di Fondi europei, impiegati anche per l’insediamento di attività economico-artigianali), villaggi poi in gran parte positivamente riconvertiti ad edilizia sociale.
I molti cantieri iniziali di Spina 3 hanno creato per anni notevoli disagi per i primi residenti, soprattutto per la dispersione delle polveri.
Dopo la conclusione del cantiere per il riutilizzo viabile della galleria di fabbrica tra corso Mortara e corso Potenza e di quello sotterraneo del Passante ferroviario lungo corso Principe Oddone sarebbe ancora da realizzare un comprensorio abitativo lungo via Verolengo ed un altro lungo corso Principe Oddone, ma la congiuntura economica e la presenza a Torino di più di 50.000 alloggi sfitti li mettono in discussione.
I fondi per le periferie del 2016 sono stati in parte destinati a Torino al completamento del lotto Valdocco Nord del parco, lungamente rimandati, fino al 2021, dall'attesa della preventiva stombatura della Dora nel percorso del fiume che insisteva sul quel lotto del Parco. I lavori per la rimozione della lastra di cemento che copriva il fiume tra corso Principe Oddone e via Livorno (opera che avrebbe dovuto essere a carico della Fiat - che l'aveva realizzata negli anni '50 del secolo scorso come base di una delle aree delle Ferriere - e che infine, dopo una paradossale causa legale tra Enti pubblici, "eredi" del territorio, è stata realizzata dallo Stato, tramite Cassa Depositi e Prestiti) sono avvenuti nel 2017 e il nostro Comitato ha ottenuto fossero posizionate centraline onde controllare le polveri del cantiere, a tutela dei residenti delle case prossime al cantiere, dei lavoratori di Envipark e dei frequentatori del parco.
Attorno a questi lavori, alle residenze e alle strutture del grande commercio di vario tipo (ormai in numero di sette nell'area di Spina 3), la viabilità è soprattutto basata sull'utilizzo dell'automobile: è mancato, pur sollecitato da molti cittadini, un adeguamento all'afflusso di migliaia di nuovi residenti del servizio del trasporto pubblico e una rete e dei servizi per l'uso della bici (piste ciclabili diffuse e segnalate, rastrelliere nelle case di nuova costruzione, sufficiente postazioni di biciclette condivise, sollecitate dal Comitato Dora Spina Tre ancora nel maggio 2013.

IL PARCO
Al centro di Spina 3 è situato il Parco Dora, di 450.000 metri quadri.
Nel parco, definito nei documenti iniziali “sito irrimediabilmente compromesso che non potrà mai assumere caratteri naturalistici tali da essere assimilabile agli altri parchi torinesi”, sono state conservate alcune strutture delle precedenti fabbriche, quelle forse più difficilmente demolibili. Le più grandi, l’ex-capannone di strippaggio delle Ferriere (del quale sono stati mantenuti i soli pilastri e la copertura) e la torre di raffreddamento della Michelin.
Il progetto del Parco (non condiviso con la popolazione, come inizialmente promesso) non ha inteso esplicitamente eccedere nella pianificazione del territorio e nemmeno indulgere alle necessità dei residenti: nessun edificio al chiuso, infatti, è stato mantenuto e specificatamente destinato ad usi specifici di quartiere. Magari realizzando quel centro d’aggregazione culturale pubblico, di cultura e aggregazione, una vera e propria biblioteca di quartiere, di cui la zona è carente, e che il Comitato Dora Spina Tre ha proposto di collocare in uno degli edifici dismessi, via via messi in vendita dall'Amministrazione comunale (come l'ex spaccio della Paracchi di via Pianezza angolo via Pessinetto oppure l'ex fabbrica Superga di via Verolengo angolo via Orvieto). O dati in affidamento per attività anche divertenti ma estranee alle vere necessità del quartiere, come l’edificio di via Nole, destinato a “hortus conclusus”. Anche qui era possibile una destinazione diversa, essendo due gli edifici delle ex fabbriche rimasti a suo tempo lungo via Nole; uno abbattuto poco dopo le fabbriche, l'altro scoperchiato per fare l'"orto".
Per il Parco sono stati stanziati 70 milioni circa di euro: fondi comunali e risorse statali, quelle del 150enario dell'Unità d'Italia. Il Parco Dora di Torino doveva quindi essere in gran parte inaugurato nel corso del 2011, mentre l’ultimo lotto del ”parco” era inizialmente scadenzato per il 2012 (come da cronoprogramma dei lavori di riqualificazione urbana, datato 30 giugno 2003). Nel maggio del 2011, è stato aperto al pubblico il lotto Ingest e, parzialmente, quelli Valdocco e Vitali. Con ulteriori contributi comunali è stato migliorato il lavoro effettuato dal cantiere a carico dello Stato che ha realizzato il lotto Michelin.
Problemi di coordinamento tra funzioni e cantieri statali e comunali hanno visto per anni un parco non del tutto frequentabile e anche colla presenza di alcune strutture potenzialmente pericolose per i frequentatori (come sottolineato dalle lettere del nostro Comitato e delle Associazioni di persone diversamente abili). Ancora nel maggio 2022 il nostro Comitato di cittadini e le Associazioni suddette hanno presentato al Comune di Torino una vasta disamina delle problematiche esistenti nella frequentazione del parco di parte di persone con difficoltà visive e/o di locomozione.
Il parco Dora presenta problemi di manutenzione ed esigenze di qualificazione, sollevate anch'esse dalle lettere del nostro Comitato.
L'impressione ricavata nel periodo estivo è di un'area post-industriale che ha ancora poco verde (sebbene siano state piantati altri alberi in alcuni lotti, sempre con disposizione rettilinea e con scarsa crescita) e poca ombreggiatura, tanto che solo il capannone dello strippaggio, i viali preesistenti e una porzione del lotto Valdocco Sud possono permettere una frequentazione all'ombra da parte dei cittadini. Il primo di siti sopracitati soprattutto da ragazzi, per varie attività sportive; i secondi per jogging). Un Parco è sede anche di piccoli e grandi eventi, talvolta impattanti e rumorosi come il Kappa Futur Festival (vedasi le lettere in merito del nostro Comitato), che talvolta non riescono appieno a conciliarsi con le esigenze di tranquillità dei residenti attorno ad esso.

LA CULTURA E’ UN INVESTIMENTO PER TUTTI
L’idea di un luogo culturale in Spina 3 è stata lanciata dal nostro Comitato nella propria assemblea pubblica del 25 novembre 2009, le firme raccolte su una petizione presentata al Comune nella primavera del 2010; ed è ancora in attesa di una sua realizzazione. Il nostro Comitato ha presentato una serie di proposte concrete per la localizzazione e l’ha definita come “biblioteca / centro d’aggregazione per giovani ed anziani”, strutture di cui Spina 3 è carente o mancante.
L’opera potrebbe anche essere considerata come una compensazione ai residenti per un’area condizionata da cantieri permanenti, generatori di disagi decennali per i residenti ed anche di consistenti profitti d’investimento immobiliare. E soprattutto un raddrizzamento a fini sociali di un progetto iniziale che sottovaluta (per non dire, esclude) le strutture pubbliche di prossimità.
Nell'ottobre 2015 si è tenuta una manifestazione del Comitato per mettere all'ordine del giorno l'esigenza della biblioteca di Spina 3. Nel 2018 un'iniziativa presso la biblioteca pubblica Calvino per mettere a confronto la vita di Spina 3 e quella dei quartieri che attorniavano le fabbriche dismesse. Ma per il momento la proposta di casa del quartiere / centro d'aggregazione culturale di Spina 3 ristagna.
Se ne trova un'eco nella proposta di agorà fatta per il lotto Valdocco Nord del Parco dal nostra Comitato in occasione della progettazione partecipata di un suo piccolo spazio nel 2018 (vedasi la proposta in prima pagina del sito), proposta che è stata recepita per realizzare una piccola area di sosta nel lotto Michelin del Parco che però non riesce a raccogliere le motivazioni di luogo tranquillo e verde difese dal nostro Comitato.
Anche il Poliambulatorio sanitario da realizzare nell'ex Superga di via Verolengo
dal 2002, ancora prima di Spina 3 e del relativo arrivo di oltre 10.000 nuovi residenti, è stato cancellato: la mancanza di fondi regionali e le scelte di restrizione dell'offerta sanitaria pubblica hanno portato nel luglio 2015 alla restituzione della struttura da parte dall'ASL al Comune. Il quale l'ha messa in vendita nel 2018 con ipotesi di residenza privata per anziani.
E' stato invece realizzato in via Treviso nel 2022 un nuovo ufficio postale, oggetto per anni di varie richieste dei cittadini e della Circoscrizione 4, ed anche di una raccolta di firme del nostro Comitato, struttura che, quantomeno nella zona sud di Spina 3, supplisce alla mancanza o lontananza di uffici postali.

BONIFICHE ECONOMICAMENTE COMPATIBILI
Il terreno lasciato dalle fabbriche è ovviamente povero di elementi nutritivi e ricco di metalli pesanti. Ciò condiziona la vegetazione del Parco.
La prevista prima parte della bonifica avrebbe, secondo l’ARPA, messo in sicurezza le scorie pericolose (con la rimozione di detriti, l’apposizione di un materassino bentonitico sotto le abitazioni e l’aggiunta di consistenti quantità di materiali di riporto provenienti da altri cantieri cittadini). E' su questa base che si è costruito anche il grande parco post-industriale, con sentieri che si diramano attorno alle strutture industriali superstiti.
Nuovi argini della Dora sono realizzati nel comprensorio Paracchi, anche per la costruzione di case a ridosso del fiume; il resto del territorio fluviale non prevede praticamente nuove opere idrauliche (se non il nuovo ponte di via Livorno), nell’ipotesi non sia prevedibile una ripetizione dei pericoli di esondazione che la zona ha vissuto durante l’alluvione dell’anno 2000.
Le acque della Dora e della falda freatica e le polveri presenti nell’aria sono monitorate, come da prescrizioni della Provincia di Torino. I risultati delle bonifiche sono stati per lungo tempo disponibili esclusivamente sul sito del nostro Comitato, che ha dovuto effettuare nel tempo ben 4 accessi agli atti, garantiti dalla legge sulla trasparenza amministrativa.
Solo una conferenza stampa dell’ARPA ha affrontato l’argomento delle bonifiche, nel settembre 2008; e soltanto nel febbraio 2011 il Comune di Torino ha pubblicato alcuni dati, lungamente promessi. Infine nel gennaio 2012 ha preso l'impegno di pubblicare semestralmente i soli dati delle acque del fiume e di falda, anche in considerazione della persistenza, in alcuni pozzi di rilevazione sotterranea e a una decina di metri sotto il livello del suolo, di valori di metalli pesanti, ed anche di cromo esavalente (classificato cancerogeno), superiori ai limiti di legge.
Su questo argomento, le Istituzioni hanno deciso una seconda fase delle bonifiche attraverso l'iniezione in falda freatica di sostanze che dovrebbero affrontare la persistenza di cromo esavalente e che sono iniziate nell'autunno del 2016. Nel 2018, di fronte a risultati non efficaci della bonifica del cromo esavalente in falda sotto il lotto Vitali del Parco Dora, è stata decisa un'ulteriore campagna di monitoraggi per scoprire un nuovo epicentro dell'inquinamento e decidere altre azioni di disinquinamento.
In parallelo si è effettuato in area Valdocco, accanto alla tombatura della Dora, un esperimento di fitorimedio che non ha dato risultati utili per il tipo di inquinanti presenti nei terreni in cui si è svolto.
Il giudizio del Comitato Dora Spina Tre sull’intera vicenda delle bonifiche, oltre che i dati che abbiamo raccolto, è disponibile sul nostro sito nella rubrica bonifiche.

BEATI COSTRUTTORI
In Spina 3 è stato costruito anche un nuovo Complesso religioso di 12.500 metri quadri che comprende la chiesa parrocchiale del Santo Volto a forma d’ingranaggio, una sala conferenze seminterrata di 5000 metri quadri e 1000 posti, gli uffici diocesani e un oratorio. La vecchia ciminiera è utilizzata come campanile.
Alcune di queste strutture dovrebbero essere disponibili anche all'uso pubblico ma appaiono di scarso utilizzo (vedasi la lettera del Comitato all'Arcivescovo del marzo 2013).
L’opera, di 30 milioni di euro, aveva visto una maggioranza risicatissima nel Consiglio presbiterale che la decise nel 2001. Oltre il 50% del costo è coperto da Compagnia di S. Paolo, Fondazione CRT e Regione. Il terreno dedicato al culto e all’educazione cristiana è rilasciato dal Comune a titolo gratuito per 99 anni (rinnovabili), l’area degli uffici diocesani con uno scambio della capacità edificatoria di cui la Curia disponeva in altro terreno di proprietà (vedasi la delibera comunale del 14 aprile 2003.

MEMORIE PERDUTE
Fin dall’inizio è mancato un progetto organico di conservazione in loco della memoria scritta ed orale dei tanti lavoratori delle fabbriche dismesse nella zona, molti residenti nei dintorni, che hanno contribuito alle lotte della Resistenza antifascista e alle mobilitazioni sindacali.
Nella ex-Savigliano, l'ultima fabbrica abbandonata nell'area, ci sono ora attività di “new economy”, alcuni loft ed un’ennesima galleria commerciale come quella del Lingotto.
In Spina 3, lo ripetiamo, non è stato previsto alcun utilizzo sociale significativo degli edifici dismessi delle fabbriche: le strutture citate come testimoni della memoria industriale, o rimangono con funzioni estetiche o erano già in precedenza destinate (la sede dei Vigili del fuoco e il dopolavoro della Michelin, quest’ultimo ora in concessione a privati).
Il solo progetto di Iron Valley del 2021, con l'apposizione di alcuni totem con breve descrizione degli stabilimenti dismessi. dovrebbe affrontare la mancanza di collegamenti tra la ricca storia precedente del territorio e il Parco e le residenze attuali.

In generale, il progetto di Spina 3, che ha il pregio d'aver affrontato l'emergenza dell'abbandono contemporaneo delle lavorazioni di una vera e propria cittadella industriale di un milione di metri quadri e creato un quartiere che ha conquistato una sua vivibilità (all'interno del quale parecchi alloggi sono stati destinati a famiglie che non avrebbero potuto in tutto o in parte acquisirli sul mercato libero delle residenze), ha perso l'occasione di costruire un quartiere modello, socialmente, ed anche ecologicamente, orientato (magari con l'intervento di una struttura di green economy di zona come l'Environment Park) che si basasse anche sulla considerazione della partecipazione consapevole dei residenti alle scelte urbanistiche.