Comitato Dora/Spina3

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PARCO DORA: UN PARCO ANCHE PER IL QUARTIERE, CONSIDERAZIONI E PROPOSTE DEL NOSTRO COMITATO

SPINA TRE DI TORINO: UN PARCO DORA NON SOLO NEL QUARTIERE, MA ANCHE PER IL QUARTIERE

CONSIDERAZIONI E PROPOSTE DEL COMITATO DORA SPINA TRE

Il Parco Dora occuperà 425.000 metri quadri, e cioè quasi la metà dell’area abbandonata dalle grandi fabbriche sul territorio torinese oggi denominato Spina 3.
Al Parco sono stati destinati investimenti pubblici di notevole entità: dalle risorse PRUSST (Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio), impiegate per il progetto / studio di fattibilità, ai finanziamenti di 23 milioni di Euro per la celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia che saranno utilizzati per la sua concreta realizzazione. Una spesa totale di almeno 66 milioni di euro, coofinanziata tra Stato e Città di Torino (Torino spende 29 milioni di Euro, di cui 10 ancora da coprire con un mutuo nel corso del 2008).
Nel cronoprogramma iniziale la realizzazione degli ultimi lotti del Parco era scadenzata per la metà del 2012. Oggi viene prevista per il 2011 (quantomeno, sembra, per i tre dei cinque lotti non coinvolti anche nei lavori del Passante Ferroviario).

Per la progettazione del Parco è stato scelta la strada della gara / appalto di servizi, invece di un concorso di progettazione; per la realizzazione è stata prevista una gara per un appalto integrato (in cui l’impresa, come accaduto in molte opere olimpiche, si fa carico non solo dell’esecuzione ma anche del progetto preliminare).
Entrambe le scelte sono state motivate con la necessità di sveltire i processi.

La progettazione è stata affidata a A.T.P. Servizi Tecnologie Sistemi ed altri, tra cui lo studio Latz, quest’ultimo ritenuto fondamentale per l’esperienza compiuta nella progettazione, nella realizzazione e nella “promozione” verso gli abitanti dei quartieri limitrofi del Parco di Duisburg nord, nel sito della Ruhr dove erano locate le acciaierie Thyssen Krupp.
La scelta che ha prevalso è quella evitare un eccesso di pianificazione del territorio, che dovrebbe essere “riappropriato” da parte della popolazione, ma non riempito di strutture. I progettisti hanno dichiarato di voler trasmettere l’idea che si tratterà di qualcosa di diverso da un parco verde con alberi e panchine (le cose che in genere vogliono gli abitanti) e che in sostanza “il Parco esiste già, nella nostra fantasia”.
In effetti, già nell’Accordo di programma iniziale di Spina 3 firmato nel 1998 da Ministero Lavori Pubblici, Regione Piemonte e Comune di Torino, il parco venne infatti definito come post-industriale: “il sito irrimediabilmente compromesso non potrà mai assumere caratteri naturalistici tali da essere assimilabile agli altri parchi torinesi”, in quanto “fortemente caratterizzato dall’insediamento industriale preesistente”.
Ciò, a ben vedere, contrasta con gli annunci pubblicitari di alcuni costruttori immobiliari che hanno assai valorizzato l’immagine accattivante di parco verde dotato di molti alberi d’alto fusto attorno alle loro nuove case.

Nell’area dell’attuale Spina 3 erano locate le seguenti fabbriche: Michelin, Ferriere FIAT, Savigliano e Paracchi.
L’analisi del rischio relativa ad area industriale dismessa è stata affidata a Golder Associates Geoanalysis.
Le fabbriche suddette lasciano una pesante eredità di malattie professionali dei lavoratori e di inquinamento dell’ambiente: si parla di 400.000 metri cubi di terreno contenente scorie di lavorazione con alte concentrazioni di metalli pesanti.
La logica prevalsa nell’effettuare le bonifiche è stata quella di tombare piuttosto che di bonificare integralmente. Le notizie sul cromo esavalente nella falda, pur drasticamente diminuito come afferma l’ARPA, hanno riproposto la necessità che al termine delle bonifiche l’area residenziale e a Parco siano garantite senza alcun dubbio sicure per i cittadini.

Nella zona, oltre alle nuove residenze riunite in comprensori che prendono il nome delle fabbriche dismesse, sono stati costruiti a nuovo:
- la nuova Chiesa del Santo Volto e le annesse strutture della Curia
- cinque nuovi supermercati / gallerie commerciali
- il business-center Euro-Torino del comprensorio Vitali, lungo via Orvieto, che accoglierà attività artigianali e di servizio alle piccole e medie imprese. Il Piano Regolatore della Città destinava quest’area a parco pubblico (pur ammettendo attività e attrezzature compatibili col parco stesso). Essa è inserita in fascia C di potenziale esondabilità, ammettendo nuove strutture subordinate alla verifica delle condizioni generali di sicurezza, ed è anche soggetta a vincolo paesaggistico, in quanto ricadente entro la fascia di 150 metri dalla sponda fluviale con obbligo di parere del settore regionale Beni Ambientali.
Nessun edificio delle fabbriche dismesse pare destinato in modo specifico e significativo ad usi pubblici di quartiere.
Le strutture industriali superstiti hanno infatti avuto / avranno le seguenti destinazioni:
- la ciminiera dell’area Ingest è stata assorbita come campanile della Chiesa del Santo Volto nella nuova sede della Curia cittadina
- la torre di raffreddamento (vincolata dalla Sovrintendenza) e le vasche di raffreddamento della Michelin saranno integrate nelle strutture di “attrazione” del Parco, con una simulazione del vecchio funzionamento
- la facciata della Savigliano resterà tale per le strutture commerciali, le sedi d’imprese del terziario e i loft ricavati nella ex-fabbrica,
- la palazzina di due piani di via Nole (di dimensioni 86 x 12 metri), previa demolizione di tetto e solai, sarà adibita a hortus conclusus, in cui saranno visibili, attraverso le grate esterne, specie vegetali rare
- il capannone ex-strippaggio della ex-Teksid sarebbe destinato a varie funzioni di sostenibilità energetica, che in qualche modo sono legate alle funzioni dell’Environment Park e del Museo A come ambiente. Tali attività, dettagliate nel progetto di sostenibilità energetica per Torino, partecipante al bando regionale programmi territoriali integrati 2006-2007, comporranno un “distretto per l’energia” composto da un centro per la sostenibilità urbana ed edilizia, un forum per l’energia e l’ambiente, una casa eco-sostenibile, un’area espositiva di tecnologie ecosostenibili, laboratori di test e di pubblicizzazione di imprese del settore energetico (tutte cose in apparente contrasto coi criteri di costruzione di gran parte delle nuove residenze di Spina 3).
In altri documenti si prefigura anche per il/i capannone/i rimasto/i una funzione culturale/sportiva polivalente da approfondire e questa riteniamo sia la strada utile da seguire.

Malgrado le affermazioni scritte e verbali (queste ultime nell’assemblea pubblica indetta dal Comune il 12 ottobre 2006) la popolazione, vecchia e nuova residente nelle residenze attorno al futuro Parco, non è stata finora in alcun modo coinvolta nella progettazione.

Nel comprensorio Valdocco permane la tombatura del corso della Dora che faceva da base alle Ferriere. Tale spessa lastra di cemento avrebbe dovuto essere rimossa, a carico del proprietario della fabbrica, al momento della sua dismissione, ma essa permane in attesa della conclusione di una causa legale. La piattaforma “non (potrebbe) essere tolta, dato che al di sotto di essa ci potrebbero essere vecchi residui tossici” (dalla delibera 11.7.2005 della IV circoscrizione). Quale che sia la ragione, la tombatura è ancora sul posto e condiziona più di un terzo dell’area del Parco.

Il nostro Comitato, che opera ormai da cinque anni nella zona, propone alla discussione le seguenti idee, in modo da cercare di riontentare un progetto deciso finora in ambiti ristretti:
• il parco deve essere anche indirizzato alle esigenze dei quartieri viciniori
• la sua dotazione di strutture utili dev’essere fatta con la partecipazione attiva sia degli abitanti che delle Circoscrizioni, dato che finora l’ampia consultazione preventivata non è avvenuta
• la stombatura totale della Dora anche nel tratto tra via Livorno e corso Principe Oddone è elemento decisivo per la riappropriazione pubblica delle sponde del fiume
• occorrono informazioni dettagliate sui rischi per la salute dei residenti, in relazione alle scorie di lavorazione lasciate nel terreno dalle industrie precedenti. Finora, salvo la conferenza stampa dell’Arpa del settembre 2008, riportata su alcuni giornali e su qualche sito istituzionale, nessuna informazione è stata fornita direttamente a tutti i residenti sui risultati delle bonifiche già effettuate, e sulle tempistiche e gli obiettivi di quelle che risultano ancora da fare. In questi mesi abbiamo insistito affinché tutti i residenti fossero adeguatamente informati e abbiano accesso ai dati del monitoraggio dei terreni, dell’aria e delle acque della zona. Ciò è oggi tanto più necessario, viste le dispersioni di polveri dei cantieri subite dai residenti in tutti questi anni e il prossimo inizio dei lavori sia del Parco che delle ultime previste residenze lungo via Verolengo
• l’alberatura diventa fondamentale, onde procurare zone d’ombra ed effetti benefici sull’ambiente, ma quanto essa è compatibile col terreno preesistente, ricco di metalli pesanti e con quello ivi trasportato dai cantieri torinesi?
• il capannone ex-strippaggio dell’area Vitali deve contenere anche spazi per le attività socio-culturali e sportive di base del quartiere, diventando un luogo di utilizzo fisso dei residenti. Si dovrebbe attrezzare la struttura in modo che possa essere sede di un centro d’incontro per giovani ed anziani, di manifestazioni teatrali e di piccoli concerti. Un sito dove potrebbero anche essere installate botteghe artigianali e allestiti spazi espositivi per giovani artisti
• la casa di via Nole potrebbe divenire un necessario centro civico– biblioteca, al posto del previsto hortus conclusus che appare scarsamente rappresentativo delle esigenze prioritarie dei residenti e anche dalle dichiarazioni istituzionali di un Parco che propone non solo spazi ma anche cultura (una struttura tipo orto botanico potrebbe essere sistemata altrove, dentro il parco, ad esempio ridosso del Museo A come Ambiente)
• a funzioni similari (di centro civico) potrebbe essere dedicato uno degli edifici superstiti della Paracchi, lungo via Pianezza
• un luogo della memoria storica del lavoro e delle fabbriche del quartiere, onde trasmetterla alle giovani generazioni e dare un senso d’identità comune a vecchi e nuovi residenti, potrebbe essere ospitato in uno degli edifici conservati nella zona (capannone ex-strippaggio o ex fabbrica Paracchi) in modo che questa memoria non sia solo affidata a monconi di strutture di difficile raccordo alle storie umane che vi lavoravano
• il corso della Dora deve essere tenuto costantemente sotto controllo, come dimostra l’alluvione del 2000 e gli stessi potenziali pericoli riemersi durante la piena del maggio 2008
• ai bordi del parco devono essere sistemate strutture per il gioco libero (campi da bocce, pallacanestro, calcetto, …..), e questo non solo nel lotto Michelin
• piste ciclabili devono attraversare il parco e soprattutto raccordarsi con la rete esistente
• devono essere previste aree attrezzate per i cani e percorsi ginnici
• deve essere previsto ai margini del Parco un adeguato servizio di mezzi pubblici, e anche di parcheggi per coloro che scegliessero comunque di raggiungerlo in auto
• la sicurezza di un parco che si è voluto così grande, limitando l’edificazione, molto in verticale, alle zone periferiche del sito di Spina 3, dev’essere garantita giorno e notte con la presenza assidua di vigili urbani e sistemi di segnalazione delle emergenze
• un punto informativo del Parco (che contenga informazioni sull’oggi e sulla storia del sito) potrebbe essere previsto dentro il museo A come Ambiente
• potrebbero essere inseriti nel Parco chioschi, giostrine per bimbi, punti d’affitto di bici e pattini ….., ma occorre evitare che le sponde della Dora (e in generale il Parco stesso) siano prevalentemente affidate in gestione a privati, i cui interessi non necessariamente coincidono con le esigenze della popolazione. Il fatto che La Stampa titoli (13.10.2006) “il futuro del Parco in mano ai privati” non promette bene, anche in considerazione della notevole spesa pubblica ivi convogliata e dunque è necessario che il Parco sia dotato soprattutto di strutture pubbliche.

prima versione: giugno 2008
aggiornato a marzo 2009

comitato dora spina tre
info@comitatodoraspina3
www.comitatodoraspina3.it

P.S.: il nostro documento è stato redatto sulla base di informazioni reperite in rete e sui mezzi d’informazione e di proposte di vecchi e nuovi residenti